
Per chi è alla ricerca di un prestito, la buona notizia è che esistono diverse tipologie di prestiti in busta paga: il più diffuso è la cessione del quinto per i dipendenti privati. Ma come fare se si ha già un prestito in corso? In questo caso se ne può richiedere un altro? Quanti prestiti si potranno avere in busta paga? Porsi queste domande è del tutto lecito: proviamo a fare un minimo di chiarezza.
Poniamo il caso che una persona voglia richiedere un nuovo prestito senza averne estinto uno precedente. Naturalmente le banche e le finanziarie dovranno valutare con attenzione la storia del debitore e la sua solvibilità. Per farlo utilizzeranno dei sistemi di informazione creditizia che permetteranno loro di capire se il richiedente sia o meno un cattivo pagatore. In particolare, le banche e le finanziarie che erogano i prestiti possono verificare se, in passato, sia o meno già stato concesso un prestito e, in caso affermativo, se sia stato regolarmente restituito. Qualora così non fosse, ciò potrebbe influire sulla pratica di finanziamento.
In alcuni casi la richiesta del prestito può essere rigettata o concessa con un tasso d’interesse maggiore. È respinta se il richiedente del prestito non riesce a dimostrare di avere i mezzi economici per restituire la somma di denaro anticipata, anche se, in determinate circostanze, l’autorizzazione al prestito personale può essere sbloccata da alcune garanzie, come la fideiussione. Come funziona? Una persona diversa dal debitore principale deve assicurare la restituzione del finanziamento erogato. Questo significa che la banca o la finanziaria sarebbero garantite da un secondo soggetto nel caso di insolvenza.
Prestiti in busta paga: cessione del V
Una delle modalità di erogazione di prestiti in busta paga è la cessione dello stipendio. Si tratta di una modalità di prestito molto diffusa con cui il richiedente impegna in sostanza il suo stipendio nella misura di un quinto. Di solito la cessione del quinto viene concessa facilmente se il richiedente ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato: in questo caso, il pagamento delle rate è garantito dallo stipendio percepito dal dipendente. Nel caso della cessione del quinto sarà direttamente il datore di lavoro a occuparsi di trattenere la somma necessaria ai versamenti dallo stipendio del lavoratore e a girarla al creditore. Il motivo del successo della cessione del quinto dello stipendio è proprio la facilità con cui può essere erogato. Non solo, con il quinto dello stipendio si potranno anche concordare più prestiti in busta paga e più trattenute, l’unico limite è che gli importi, sommati tra loro, non superino il limite del quinto dello stipendio. Qualora la soglia fosse già stata raggiunta, la cessione del quinto non sarà più possibile e bisognerà ricorrere alla delegazione di pagamento.
Altri prestiti in busta paga: la delegazione di pagamento
Quando si parla di delegazione di pagamento facciamo riferimento a una forma di finanziamento rivolta in particolar modo a dipendenti pubblici (e privati). Con la delegazione di pagamento la rata massima mensile non può superare il 20% (il Quinto) dello stipendio netto e viene addebitata nella busta paga. La caratteristica interessante della delegazione di pagamento è che può essere richiesta anche da coloro che hanno già richiesto una Cessione del Quinto in quanto viene considerata come un prestito accessorio.
Qualora ci si trovasse in una situazione di compresenza di Cessione del Quinto e delegazione di pagamento, la somma delle due rate non potrà superare in nessun caso i due quinti dello stipendio netto. A parità di reddito, con la delegazione di pagamento i lavoratori che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato saranno nettamente avvantaggiati rispetto ai lavoratori autonomi in quanto la busta paga costituisce una garanzia non di poco conto per la banca.
Come abbiamo già accennato, qualora la somma delle rate da pagare ogni mese superasse alcuni limiti, sarà difficile se non impossibile ottenere la concessione di un secondo prestito. Con la delega di pagamento non si dovrà seguire una legge specifica in quanto potrà essere erogata grazie a una specifica convenzione con l’azienda datrice di lavoro oppure a seguito della verifica periodica con l’azienda nell’eseguire l’operazione. Il dipendente in sostanza con questa formula di prestito delega il datore di lavoro a trattenere ogni mese l’importo della rata da versare all’ente finanziatore.
Questa tipologia di prestiti è interessante, come abbiamo visto, perché non è alternativa alla cessione del quinto ma può combinarsi con essa. Proprio come la cessione del quinto comunque, anche la delegazione di pagamento prevede la sottoscrizione da parte del richiedente di una polizza impiego a garanzia che il prestito verrà restituito anche in caso di cessazione del rapporto lavorativo. Viene richiesta anche una polizza a vita per coprire il rischio della morte del soggetto finanziato prima della fine prevista per il finanziamento.
I dipendenti che hanno già richiesto e ottenuto una cessione del quinto ma dovessero comunque necessitare di liquidità aggiuntiva potranno quindi valutare la richiesta di una delegazione di pagamento. Si tratta di una formula di prestito adatta anche per quelle persone che in passato hanno avuto dei disguidi di tipo finanziario e che non prevede il ricorso a dei garanti. Questo perché il rimborso avverrà in modo automatico, in busta paga, con il datore di lavoro che verserà la rata direttamente all’ente che ha erogato il prestito con delegazione di pagamento. Tuttavia, è bene non dimenticare che il datore di lavoro potrebbe sempre rifiutarsi di fare da delegato.