Saper scrivere una lettera di presentazione efficace dà più speranze di ottenere un colloquio di lavoro. Ma quali sono i consigli che è bene tenere sempre a mente? Ovviamente, la lettera non deve essere scritta a mano ma al computer, con un font serio e professionale, ma al tempo stesso chiaro e semplice: da evitare il Comic Sans e tutti gli altri caratteri adolescenziali, per non dire infantili. Il colore delle parole non può che essere il nero.
Nel momento in cui si compila la lettera, è bene specificare, tutte le volte che è possibile farlo, il responsabile del compito per il quale ci si candida, per poi indicare in alto sia i propri recapiti (l’indirizzo, la mail, il numero di telefono), sia i propri dati (il nome e il cognome). Una volta messe a punto tutte le questioni formali, ci si può dedicare al contenuto vero e proprio: è chiaro che lo scopo di una lettera di presentazione è quello di mettere in evidenza le esperienze pregresse e di porre in risalto le competenze di chi la scrive. D’altro canto, sarebbe un errore mettersi a fare una lista impersonale, stilando un elenco che sarebbe in tutto e per tutto simile a un curriculum vitae.
Ecco, non bisogna mai dimenticare che il curriculum e la lettera sono due elementi ben diversi, complementari ma non sovrapponibili. Nella lettera di presentazione è inutile elencare le competenze che non hanno niente a che fare con le mansioni che dovranno essere svolte dalla figura professionale ricercata. In qualsiasi caso, non bisogna mai andare oltre le venti righe: la capacità di essere concisi e di sintetizzare viene sempre apprezzata, a prescindere dall’azienda a cui ci si rivolge. Non bisogna dimenticarsi, ça va sans dire, di segnalare con precisione qual è la posizione per cui ci si candida, manifestando ed esponendo le ragioni per le quali lo si sta facendo.
L’onestà e la chiarezza sono doti che vengono sempre ammirate e prese in considerazione: è inutile millantare capacità che non si hanno e qualità di cui non si dispone, perché si correrebbe il rischio di essere sbugiardati già al primo colloquio, con una perdita di tempo evitabile per entrambe le parti in gioco. Mentire a proposito delle proprie competenze non serve, perché prima o poi le discrepanze emergerebbero e la verità verrebbe a galla, con conseguenze ben poco piacevoli. L’umiltà è meglio della spavalderia: e, anzi, non si deve rinunciare a esprimere il proprio desiderio di imparare e di apprendere.
Nel concludere la lettera di presentazione, prima della firma con nome e cognome, è preferibile esprimere in modo chiaro ed esplicito il proprio interesse verso un colloquio motivazionale, utile a entrambe le parti – il potenziale datore di lavoro e il candidato – per una proficua conoscenza reciproca. In sintesi, la lettera di presentazione più efficace è quella diretta e priva di fronzoli, sfrondata di tutti i dettagli non necessari e capace di centrare subito il punto, senza troppi giri di parole e senza superflue formule pompose: la cosiddetta “aria fritta” non fa mai una bella impressione.